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I Corinzi 4 IRB20

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1. Così ci stimi ognuno come dei ministri di Cristo e degli amministratori dei misteri di Dio.

2. Del resto quel che si richiede dagli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele.

3. A me poi pochissimo importa di essere giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, non mi giudico neppure da me stesso.

4. Poiché non ho coscienza di alcuna colpa; non per questo però sono giustificato, ma colui che mi giudica è il Signore.

Superbia dei Corinzi e umiltà di Paolo

5. Perciò non giudicate nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce le cose occulte nelle tenebre e manifesterà i propositi dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio.

6. Ora, fratelli, queste cose, per amor vostro, le ho applicate a me stesso e ad Apollo, perché per nostro mezzo impariate a praticare il “non oltre quel che è scritto”, affinché non vi gonfiate d’orgoglio esaltando l’uno a danno dell’altro.

7. Infatti chi ti distingue dagli altri? E che hai tu che non l’abbia ricevuto? E se pur l’hai ricevuto, perché ti glori come se tu non l’avessi ricevuto?

8. Già siete saziati, già siete arricchiti, senza di noi siete giunti a regnare! E fosse pure che voi foste giunti a regnare, affinché anche noi potessimo regnare con voi!

9. Poiché io stimo che Dio abbia messo in mostra noi, gli apostoli, ultimi fra tutti, come uomini condannati a morte, poiché siamo diventati uno spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini.

10. Noi siamo pazzi a causa di Cristo, ma voi siete sapienti in Cristo; noi siamo deboli, ma voi siete forti; voi siete gloriosi, ma noi siamo disprezzati.

11. Fino a questa stessa ora, noi abbiamo fame e sete; siamo nudi, schiaffeggiati, non abbiamo fissa dimora

12. e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani; ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo;

13. siamo diventati e siamo tuttora come la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti.

14. Io vi scrivo queste cose non per farvi vergognare, ma per ammonirvi come miei cari figli.

15. Poiché, quand’anche aveste diecimila pedagoghi in Cristo, non avete però molti padri, poiché sono io che vi ho generati in Cristo Gesù, mediante l’evangelo.

16. Io vi esorto dunque: siate miei imitatori.

17. Appunto per questo vi ho mandato Timoteo, che è mio figlio diletto e fedele nel Signore; egli vi ricorderà quali siano le mie vie in Cristo Gesù, come insegno dappertutto, in ogni chiesa.

18. Ora alcuni si sono gonfiati come se io non dovessi recarmi da voi,

19. ma, se il Signore vorrà, mi recherò presto da voi, e conoscerò non il parlare ma la potenza di coloro che si sono gonfiati,

20. perché il regno di Dio non consiste in parola, ma in potenza.

21. Che volete? Che venga da voi con la verga o con amore e con spirito di mansuetudine?

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