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Atti 17 IRB20

« Paolo e Sila a Tessalonica

1. Essendo passati per Amfipoli e per Apollonia, andarono a Tessalonica, dove si trovava una sinagoga dei Giudei;

2. Paolo, secondo la sua usanza, entrò da loro e per tre sabati tenne loro ragionamenti tratti dalle Scritture,

3. spiegando e dimostrando che era stato necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti. “E il Cristo”, egli diceva, “è quel Gesù che io vi annuncio”.

4. Alcuni di loro furono persuasi e si unirono a Paolo e Sila; e così fecero una gran folla di Greci pii e non poche delle donne principali.

5. Ma i Giudei, mossi da invidia, presero con loro certi uomini malvagi fra la gente di piazza; e, raccolta quella plebaglia, misero in tumulto la città e, assalita la casa di Giasone, cercavano di trascinare Paolo e Sila davanti al popolo.

6. Ma, non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni dei fratelli davanti ai magistrati della città, gridando: “Costoro, che hanno messo sottosopra il mondo, sono venuti anche qu,

7. e Giasone li ha accolti; e tutti costoro vanno contro gli statuti di Cesare, dicendo che c’è un altro re, Gesù”.

8. E misero in agitazione la popolazione e i magistrati della città, che udivano queste cose.

Paolo e Sila a Berea

9. Questi, dopo che ebbero ricevuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare.

10. I fratelli, di notte, fecero subito partire Paolo e Sila per Berea ed essi, giuntivi, si recarono nella sinagoga dei Giudei.

11. Ora questi erano d’animo più nobile di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando tutti i giorni le Scritture per vedere se le cose stavano così.

12. Molti di loro, dunque, credettero e così pure un gran numero di nobildonne greche e di uomini.

13. Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che la parola di Dio era stata annunciata da Paolo anche a Berea, andarono anche là, agitando e mettendo sottosopra la folla.

14. I fratelli, allora, fecero partire immediatamente Paolo, conducendolo fino al mare; ma Sila e Timoteo rimasero ancora là.

Paolo ad Atene

15. Quelli che accompagnavano Paolo lo condussero fino ad Atene e, ricevuto l’ordine di dire a Sila e a Timoteo che quanto prima andassero da lui, se ne tornarono indietro.

16. Mentre Paolo li aspettava in Atene, lo spirito gli s’inacerbiva dentro a vedere la città piena di idoli.

17. Egli dunque ragionava nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie e sulla piazza, ogni giorno, con quelli che vi si trovavano.

18. E anche certi filosofi epicurei e stoici si confrontavano con lui. Alcuni dicevano: “Che vuol dire questo ciarlatano?”. E altri: “Egli pare essere un predicatore di divinità straniere”, perché annunciava Gesù e la risurrezione.

19. E, presolo con sé, lo condussero su nell’Areòpago, dicendo: “Potremmo sapere quale sia questa nuova dottrina che tu proponi?

20. Poiché tu ci fai sentire cose strane. Noi vorremmo dunque sapere che cosa vogliano dire queste cose”.

21. Ora tutti gli Ateniesi e i forestieri che vi dimoravano non passavano il tempo in altro modo che a dire o ad ascoltare quello che c’era di nuovo.

22. E Paolo, stando in piedi in mezzo all’Areòpago, disse: “Ateniesi, vedo che in ogni cosa siete fin troppo religiosi.

23. Poiché, passando e considerando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: ‘al dio sconosciuto’. Ciò dunque che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio.

24. Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo

25. e non è servito dalle mani dell’uomo; come se avesse bisogno di qualche cosa; egli, che dà a tutti la vita, il fiato e ogni cosa.

26. Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate e i confini della loro abitazione,

27. affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi.

28. Difatti, in lui viviamo, ci muoviamo e siamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: ‘Poiché siamo anche sua discendenza’.

29. Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, argento o a pietra, scolpiti dall’arte e dall’immaginazione umana.

30. Dio dunque, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano,

31. perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo dell’uomo che egli ha stabilito; ne ha dato prova a tutti, avendolo risuscitato dai morti”.

32. Quando sentirono parlare della risurrezione dei morti, alcuni se ne facevano beffe e altri dicevano: “Su questo noi ti sentiremo un’altra volta”.

33. Così Paolo uscì dal mezzo di loro.

34. Ma alcuni si unirono a lui e credettero, fra i quali anche Dionisio l’areopagita, una donna chiamata Damaris e altri con loro.

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