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Atti 25 IRB20

« Paolo si appella a Cesare davanti a Festo, il nuovo governatore

1. Festo dunque, giunse nella sua provincia, e tre giorni dopo salì da Cesarea a Gerusalemme.

2. I capi dei sacerdoti e i notabili dei Giudei gli presentarono le loro accuse contro Paolo

3. e lo pregavano, chiedendolo come favore contro di lui [Paolo], che lo facesse venire a Gerusalemme. Essi intanto avrebbero preparato un’imboscata per ucciderlo lungo il percorso.

4. Festo rispose che Paolo era custodito a Cesarea e che egli stesso doveva partire presto.

5. “Quelli dunque di voi”, disse, “che sono in autorità, scendano con me e, se vi è in quest’uomo qualche colpa, lo accusino”.

6. Rimasto presso di loro non più di otto o dieci giorni, discese a Cesarea e il giorno seguente, postosi a sedere in tribunale, comandò che Paolo gli fosse condotto davanti.

7. E come egli fu giunto, i Giudei che erano discesi da Gerusalemme lo circondarono, portando contro lui molte e gravi accuse, che non potevano provare, mentre Paolo diceva a sua difesa:

8. “Io non ho peccato né contro la legge dei Giudei, né contro il tempio, né contro Cesare”.

9. Ma Festo, volendo fare cosa grata ai Giudei, disse a Paolo: “Vuoi salire a Gerusalemme ed essere giudicato davanti a me riguardo a queste cose?”.

10. Ma Paolo rispose: “Io sto qui davanti al tribunale di Cesare, dove devo essere giudicato; io non ho fatto torto alcuno ai Giudei, come anche tu sai molto bene.

11. Se dunque sono colpevole e ho commesso cosa degna di morte, non rifiuto di morire, ma, se nelle cose delle quali costoro mi accusano non c’è nulla di vero, nessuno mi può consegnare nelle loro mani. Io mi appello a Cesare”.

Festo espone il caso di Paolo al re Agrippa

12. Allora Festo, dopo aver conferito con il consiglio, rispose: “Tu ti sei appellato a Cesare; a Cesare andrai”.

13. Dopo diversi giorni il re Agrippa e Berenice arrivarono a Cesarea, per salutare Festo.

14. Poiché si trattenevano là per molti giorni, Festo raccontò al re il caso di Paolo, dicendo: “Vi è un uomo che è stato lasciato in carcere da Felice, contro il quale,

15. quando fui a Gerusalemme, i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei sporsero denuncia, chiedendomi di condannarlo.

16. Risposi loro che non è usanza dei Romani di consegnare nessuno, prima che l’accusato abbia avuto gli accusatori di fronte e gli sia stato dato modo di difendersi dall’accusa.

17. Quando dunque furono venuti qua, senza indugio, il giorno seguente, sedetti in tribunale e comandai che quell’uomo mi fosse condotto davanti.

18. I suoi accusatori però, presentatisi, non gli imputavano alcuna delle cattive azioni che io supponevo,

19. ma avevano contro lui certe questioni intorno alla propria religione e intorno a un certo Gesù morto, che Paolo affermava essere vivente.

20. E io, essendo in dubbio sul come procedere in questi casi, gli dissi se voleva andare a Gerusalemme e là essere giudicato riguardo a queste cose.

21. Ma, avendo Paolo interposto appello per essere rimesso al giudizio dell’imperatore, io comandai che fosse custodito, finché lo mandassi a Cesare”.

Paolo davanti al re Agrippa e a sua sorella Berenice

22. E Agrippa disse a Festo: “Anch’io vorrei ascoltare quest’uomo”. Ed egli rispose: “Domani lo ascolterai”.

23. Il giorno seguente, dunque, essendo venuti Agrippa e Berenice con molta pompa, entrarono nella sala d’udienza con i tribuni e con i principali della città, dove, per ordine di Festo, fu condotto Paolo.

24. Festo disse: “Re Agrippa e voi tutti che siete qui presenti con noi, voi vedete quest’uomo, a proposito del quale una folla di Giudei si è rivolta a me, in Gerusalemme e qui, gridando che non deve vivere più oltre.

25. Io però non ho trovato che avesse fatto cosa alcuna degna di morte ed essendosi egli stesso appellato all’imperatore, ho deciso di mandarglielo.

26. Siccome non ho nulla di certo da scriverne al mio signore, l’ho condotto qui davanti a voi e principalmente davanti a te, o re Agrippa, affinché, dopo esame, io abbia qualcosa da scrivere.

27. Perché non mi pare cosa ragionevole mandare un prigioniero, senza notificare le accuse che gli sono mosse contro”.

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