Qoelet 5 DB1885
1. GUARDA il tuo piè, quando tu andrai nella Casa di Dio; ed appressati per ascoltare, anzi che per dar quello che dànno gli stolti, cioè, sacrificio; perciocchè essi, facendo male, non però se ne avveggono.
2. Non esser precipitoso nel tuo parlare, e il tuo cuore non si affretti a proferire alcuna parola nel cospetto di Dio; perciocchè Iddio, è nel cielo, e tu sei in terra; però sieno le tue parole poche;
3. perciocchè dalla moltitudine delle occupazioni procede il sogno, e dalla moltitudine delle parole procede la voce stolta.
4. Quando avrai votato a Dio alcun voto, non indugiare di adempierlo; perciocchè gli stolti non gli son punto grati; adempi ciò che avrai votato.
5. Meglio è che tu non voti, che se tu voti, e non adempi.
6. Non recar la tua bocca a far peccar la tua persona; e non dire davanti all'Angelo, che è stato errore; perchè si adirerebbe Iddio per la tua voce, e dissiperebbe l'opera delle tue mani?
7. Certo, in moltitudine di sogni vi sono ancora delle vanità assai; così ancora ve ne son molte in molte parole; ma tu, temi Iddio.
8. Se tu vedi nella provincia l'oppression del povero, e la ruberia del giudicio e della giustizia, non maravigliarti di questa cosa; perciocchè vi è uno Eccelso di sopra all'eccelso, che vi prende guardia; anzi, vi sono degli eccelsi sopra essi tutti.
Osservazioni sull'egoismo e sull'avarizia9. Ora la terra è la più profittevole di tutte l'altre cose; il re stesso è sottoposto al campo.
10. CHI ama l'argento non è saziato con l'argento; e chi ama i gran tesori è senza rendita. Anche questo è vanità.
11. Dove son molti beni, sono anche molti mangiatori di essi; e che pro ne torna al padrone di essi, salvo la vista degli occhi?
12. Il sonno del lavoratore è dolce, poco o assai ch'egli mangi; ma la sazietà del ricco non lo lascia dormire.
13. Vi è una mala doglia, la quale io ho veduta sotto il sole, cioè: che vi son delle ricchezze, conservate a' lor padroni per lor male.
14. Ed esse ricchezze periscono per mal affare, sì che, se il padrone di esse ha generato un figliuolo, non gliene riman nulla in mano.
15. Un tale se ne torna ignudo, come è uscito del seno di sua madre, andandosene come è venuto; e non prende nulla della sua fatica, ch'egli se ne porti via nella mano.
16. Anche questo è una mala doglia; conciossiachè egli se ne vada come egli è venuto; e che profitto ha egli di essersi affaticato per del vento?
17. Ed anche tutti i giorni della sua vita egli avrà mangiato in tenebre, con molta tristezza, e doglia, e cruccio.
18. Ecco ciò che io ho veduto: ch'egli è una buona e bella cosa che l'uomo mangi, e beva, e goda del bene con tutta la sua fatica ch'egli dura sotto il sole, tutti i giorni della sua vita, i quali Iddio gli ha dati; perchè questo è la sua parte.
19. Ed anche quando Iddio, avendo date a chi che sia ricchezze e facoltà, gli dà ancora il potere di mangiarne, e di prenderne la sua parte, e di rallegrarsi della sua fatica: ciò è un dono di Dio.
20. Perciocchè un tale non si ricorderà molto dei giorni della sua vita; conciossiachè Iddio gli risponda per l'allegrezza del suo cuore.