Ebrei 12 IRB20
1. Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deposto ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta,
2. fissando lo sguardo su Gesù, autore e compitore di fede, il quale, per la gioia che gli era posta dinanzi, sopportò la croce disprezzando l’infamia e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio.
3. Perciò, considerate colui che sostenne una tale opposizione dei peccatori contro di sé, affinché non vi stanchiate, perdendovi d’animo.
4. Voi non avete ancora resistito fino al sangue, lottando contro il peccato
5. e avete dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli: “Figlio mio, non fare poca stima della disciplina del Signore, e non ti perdere d’animo quando sei da lui ripreso;
6. perché il Signore corregge colui che egli ama, e flagella ogni figlio che egli gradisce”.
7. È a scopo di disciplina che dovete sopportare queste cose. Dio vi tratta come figli, poiché qual è il figlio che il padre non corregga?
8. Perché se siete senza quella disciplina, della quale tutti hanno avuto la loro parte, siete dunque bastardi e non figli.
9. Inoltre, abbiamo avuto per correttori i padri della nostra carne, eppure li abbiamo riveriti; non ci sottoporremo noi molto più al Padre degli spiriti e vivere?
10. Quelli, infatti, ci correggevano per pochi giorni, come sembrava loro opportuno, ma egli lo fa per il nostro bene, affinché siamo partecipi della sua santità.
11. Ora, ogni disciplina sembra, è vero, al presente non essere causa di gioia, ma di tristezza; poi, però, rende un pacifico frutto di giustizia per quelli che sono stati esercitati per mezzo di essa.
12. Perciò, rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia vacillanti
13. e “fate dei sentieri diritti per i vostri passi”, affinché chi è zoppo non esca fuori di strada, ma sia piuttosto guarito.
14. Cercate la pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore,
15. badando bene che nessuno resti privo della grazia di Dio, che nessuna radice velenosa venga fuori a darvi molestia così che molti di voi restino infetti e
16. che nessuno sia fornicatore o profano come Esaù, che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura.
17. Poiché voi sapete che quando più tardi volle ereditare la benedizione fu respinto, perché non ci fu pentimento, sebbene la richiedesse con lacrime.
18. Voi non siete venuti al monte che si poteva toccare con mano, avvolto nel fuoco, né all’oscurità, né alle tenebre, né alla tempesta,
19. né al suono della tromba, né alla voce che parlava in modo che quelli che la udirono richiesero che nessuna parola fosse loro più rivolta
20. perché non potevano sopportare l’ordine: “Se anche una bestia tocchi il monte sia lapidata”;
21. tanto spaventoso era lo spettacolo, che Mosè disse: “Sono spaventato e tremante”,
22. ma voi siete venuti al monte di Sion e alla città del Dio vivente, che è la Gerusalemme celeste, alla festante assemblea delle miriadi degli angeli,
23. alla chiesa dei primogeniti che sono scritti nei cieli, a Dio, il giudice di tutti, agli spiriti dei giusti resi perfetti,
24. a Gesù, il mediatore del nuovo patto, e al sangue dell’aspersione che parla meglio di quello di Abele.
25. Guardate di non rifiutare colui che parla, perché se quelli non scamparono quando rifiutarono colui che rivelava loro in terra la sua volontà, molto meno scamperemo noi se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo,
26. la cui voce scosse allora la terra, ma che adesso ha fatto questa promessa: “Ancora una volta farò tremare non solo la terra, ma anche il cielo”.
27. Ora questo “ancora una volta” indica la rimozione delle cose scosse, come di cose fatte, perché sussistano quelle che non sono scosse.
28. Perciò, ricevendo un regno che non può essere scosso, siamo riconoscenti e offriamo così a Dio un culto accettevole, con riverenza e timore!
29. Perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante.