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Giobbe 14 NR06

« Giobbe descrive la miseria dell’uomo

1. «L’uomo, nato di donna, vive pochi giorni ed è sazio d’affanni.

2. Spunta come un fiore, poi è reciso; fugge come un’ombra, e non dura.

3. E sopra un essere così, tu tieni gli occhi aperti e mi fai comparire con te in giudizio!

4. Chi può trarre una cosa pura da una impura? Nessuno.

5. Se i suoi giorni sono fissati, e il numero dei suoi mesi dipende da te, e tu gli hai posto un termine che egli non può varcare,

6. distogli da lui lo sguardo, perché abbia un po’ di tranquillità e possa godere come un operaio la fine della sua giornata.

7. Per l’albero almeno c’è speranza; se è tagliato, rigermoglia e continua a mettere germogli.

8. Quando la sua radice è invecchiata sotto terra e il suo tronco muore nel suolo,

9. a sentir l’acqua, rinverdisce e mette rami come una giovane pianta.

10. Ma l’uomo muore e perde ogni forza; il mortale spira, e dov’è egli?

11. Le acque del lago se ne vanno, il fiume vien meno e si prosciuga;

12. così l’uomo giace e non risorge più; finché non vi siano più cieli egli non si risveglierà, né sarà più destato dal suo sonno.

13. Oh, volessi tu nascondermi nel soggiorno dei morti, tenermi occulto finché l’ira tua sia passata, fissarmi un termine e poi ricordarti di me!

14. Se l’uomo muore, può egli tornare in vita? Aspetterei fiducioso tutti i giorni della mia sofferenza, finché cambiasse la mia condizione:

15. tu mi chiameresti e io risponderei, tu vorresti rivedere l’opera delle tue mani.

16. Ma ora tu conti i miei passi, tu osservi i miei peccati;

17. le mie trasgressioni sono sigillate in un sacco, e alle mie iniquità altre ne aggiungi.

18. La montagna frana e scompare, la roccia è divelta dal suo luogo,

19. le acque consumano la pietra, le loro inondazioni trascinano via la terra: così tu distruggi la speranza dell’uomo.

20. Tu lo sopraffai una volta per sempre, ed egli se ne va; gli muti la sembianza e lo mandi via.

21. Se i suoi figli salgono in onore, egli lo ignora; se cadono in disprezzo, egli non lo vede;

22. questo solo sente: che il suo corpo soffre, che l’anima sua è in lutto».

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