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Giobbe 16 DB1885

« Giobbe rimprovera ai suoi amici di essere consolatori molesti. Rinnuova le sue lagnanze e le sue proteste d'innocenza; fa appello a Dio, e spera solo nella morte

1. E GIOBBE rispose e disse:

2. Io ho più volte udite le stesse cose; Voi tutti siete consolatori molesti.

3. Finiranno mai le parole di vento? Ovvero, di che ti fai forte, che tu replichi ancora?

4. Se l'anima vostra fosse nello stato dell'anima mia, Anch'io potrei parlar come voi, Mettere insieme parole contro a voi, E scuotervi il capo contra.

5. Ma anzi io vi conforterei con la mia bocca, E la consolazione delle mie labbra rallenterebbe il vostro dolore.

6. Se io parlo, il mio dolore non però si rallenta; E se io resto di parlare, quanto se ne partirà egli da me?

7. Certo, egli ora mi ha straccato; E tu mi hai, o Dio, diserta tutta la mia brigata.

8. E mi hai fatto diventar tutto grinzo, Il che è un testimonio del mio male; La mia magrezza si leva contro a me, e mi testifica contra in faccia.

9. L'ira sua mi ha lacerato, ed egli procede contro a me da avversario; Egli digrigna i denti contro a me; Il mio nemico appunta i suoi occhi in me.

10. Hanno aperta la bocca contro a me, Mi hanno battuto in su le guance per vituperio, Si sono adunati insieme contro a me.

11. Iddio mi ha messo in poter del perverso, E mi ha fatto cader nelle mani degli empi.

12. Io era in istato tranquillo, ed egli mi ha rotto; E presomi per lo collo, mi ha tritato, E mi ha rizzato per suo bersaglio.

13. I suoi arcieri mi hanno intorniato; Egli mi trafigge le reni, e non mi risparmia punto; Egli mi ha sparso in terra il mio fiele.

14. Egli mi rompe di rottura sopra rottura, Egli mi corre addosso come un possente uomo.

15. Io ho cucito un sacco sopra la mia pelle, Ed ho lordato il mio splendore nella polvere.

16. La mia faccia è sucida di piangere, E l'ombra della morte è in su le mie palpebre;

17. Quantunque non vi sia violenza nelle mie mani, E la mia orazione sia pura.

18. O terra, non nascondere il sangue sparso da me; E se così è, il mio grido non abbia luogo.

19. Eziandio ora, ecco, il mio testimonio è ne' cieli; Il mio testimonio è ne'  luoghi sovrani.

20. O miei oratori, o amici miei, L'occhio mio si volge lagrimando a Dio.

21. Oh! potesse pur l'uomo piatire con Dio, Come un uomo col suo compagno!

22. Perciocchè i miei brevi anni se ne vanno forniti; Ed io me ne vo per un sentiero, onde non tornerò più.

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